Lunedì 12 giugno 2017, ore 03:00, è suonata la sveglia: finalmente stavamo per partire per il nostro viaggio di nozze prenotato a novembre!
Siamo partiti dall’aeroporto di Venezia. Prima tappa New York con breve scalo a Londra. Ricordo ancora che c’erano un sacco di coppie giovani. Li riconoscevi subito i neosposi come noi. Sorriso stampato in faccia e fede brillante al dito! Una di loro mi aveva particolarmente colpito e infatti, davanti al nastro per il recupero bagagli al JFK, abbiamo attaccato bottone per vedere se potevamo condividere il taxi per l’hotel: il caso ha voluto che avessimo prenotato lo stesso.
Il Riu Plaza, a pochi minuti a piedi da Times Square, era una meraviglia: 28 piani lussuosissimi, personale gentile, accogliente, disponibile. Come la stragrande maggioranza degli abitanti della Grande Mela!
NY era il sogno di mio marito, io ci ero già stata. Ci sono tornata volentieri e ci tornerei altre mille volte.
Per quei 4 giorni a disposizione, grazie alla mia piccola esperienza precedente, ho creato degli itinerari ad hoc in base a ciò che mio marito voleva vedere aggiungendo delle piccole chicche.
Grande appassionato di basket, non potevamo non andare subito a fare un tour guidato al Madison Square Garden, tempio dei Knicks e dei Rangers (per l’hockey). Abbiamo poi proseguito verso il Battery Park, da dove partono i traghetti per la Statua della Libertà, Wall Street con annessa toccatina portafortuna alle palle del toro e Brooklyn Bridge visto da Dumbo (famoso quartiere di Brooklyn da dove si può godere di una vista spettacolare sui grattacieli di Manhattan).
Dato che eravamo in quel distretto, ho avuto la non brillantissima idea di andare a fare un giro attorno al Barclays Center, casa dei Brooklyn Nets. Ci siamo persi e abbiamo camminato un’infinità di tempo per nulla. Siamo rientrati in hotel stanchi morti! Ma NY bisogna viverla anche di notte. Così, recuperata l’altra coppia, siamo andati al 230th, uno dei rooftop più famosi della città, con vista sull’Empire State Building.
Il secondo giorno lo abbiamo dedicato ai quartieri di Soho e Tribeca, un giro al Chelsea Market per farci preparare il “panino più buono del mondo”: ovvero il lobster roll, sandwich con aragosta, maionese e insalatina dalle dimensioni minuscole (e costato una follia). Per poi gustarcelo con calma sulla Highline, un parco costruito sulla vecchia linea ferroviaria in disuso della West Side Line. La sera abbiamo fatto aperitivo allo Skyline, un rooftop vicino al Riu Plaza.
Il terzo giorno merita di essere raccontato solo perché mio marito non ha fiatato neanche una volta mentre camminavamo in lungo e in largo per la 5th Avenue. Non ha battuto ciglio mentre provavo sandali nel negozio di Michael Kors e neanche quando siamo entrati da Victoria’s Secret. E’ stato premiato quando siamo entrati da Foot Locker e ha deciso di comprare un paio di Jordan color pesca (un colore fotonico, diceva). Peccato che, le luci della palestra dove gioca, le facciano sembrare rosa salmone!!!
L’ultimo giorno è stato più tranquillo: una passeggiatina a Central Park, un giro allo zoo (un po’ deludente), una visita al MET e un saluto alla città dal tetto del Rockefeller Center. Ora eravamo pronti per la nostra seconda ed ultima tappa: Antigua we are coming!
Siamo arrivati carichissimi al Sandals Grande Antigua Resort & SpA! Avete presente il paradiso? Ecco, quello là! 7 bar, 11 ristoranti: troppi per soli 6 giorni!
Le nostre giornate cominciavano con colazioni vista mare. Alle 10:30 apriva il bar e mio marito era già in pole position per prendere un paio di cocktails. Il pranzo lo facevamo sempre al ristorante sulla spiaggia (che la sera diventava veramente magico, illuminato da un sacco di candele). Il ristorante giapponese proponeva 2 tipologie di cena: il sushi bar e uno show-cooking seduti a tavola insieme ad altre 8 persone. Ricordo ancora il cuoco che era di una simpatia unica!!
Una sera hanno organizzato un barbecue caraibico con una vastissima scelta di piatti locali: davvero un bel momento. In un’altra serata abbiamo conosciuto una famiglia di americani del North Carolina (Michael Jordan, ndr.). Tra rum e cola come se piovesse e mio marito che parlava inglese come non ci fosse un domani, è nata una bella sintonia che dura ancora oggi. Magari un giorno andremo a trovarli, o forse verranno loro!
Non abbiamo fatto particolari escursioni, visto i costi erano davvero molto alti. Ci siamo concessi un giro al duty free dell’isola e uno in moto d’acqua, dato che era possibile noleggiarle in resort.
È stato un viaggio bellissimo! Forse avremmo potuto fare di più, ma nessuno ci vieta in futuro di organizzare qualche altro giro e poter vivere un’altra esperienza intensa ed emozionante come la nostra luna di miele!
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